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lunedì 10 marzo 2014

La grande retata del '93 e il Diario segreto di Max

Era la primavera del '93. Era l'età in cui normalmente gli ormoni esplodono sottopelle, soprattutto se la pelle è quella di un branco di adolescenti chiusi tra le mura di un seminario, costruito come fortezza sui bastioni della Città Alta di Bergamo, circondato da viette dove sul far del disgelo amano passeggiare leggiadre e spensierate procaci universitarie dagli abitini svolazzanti. 
Chissà se i geniali architetti e geometri che hanno progettato quella spirituale fortezza in sì ameno loco, oltre che a fare scempio col cemento di secoli e secoli di storia romana e longobarda (vedasi a tal proposito l'interessante volume "La grana del Seminario" di Carlo Simoncini), avessero pure in testa quella sottile tortura ormonale cui vennero sottoposte orde di ingenui seminaristi ivi ospitati negli anni successivi alla ristrutturazione.
Scempi a parte, era la primavera del '93; e come tutti i quindicenni che si rispettino, sentivamo prepotente il richiamo della fica. Solo che, a differenza di tanti coetanei che pescavano a man bassa la materia prima frequentando licei e istituti traboccanti del mondo secolare, noi non si aveva affatto materia prima. Al massimo si poteva sperare in qualche incontro ravvicinato rincasando il sabatodomenica. Allora i più arditi, tornando sul colle la domenica sera, raccontavano di pazzesche avventure erotiche (innocenti limoni, o poco più) avute nei meandri di qualche oratorio o sugli spalti di qualche stadio paesano, galeotta qualche partita alla buona del csi il sabato pomeriggio, o nel dopocatechismo ai crocicchi delle strade, di nascosto dagli occhi della pettegola gente di paese. 
Ci fu un giorno in cui però il peccato mise davvero piede tra le mura della fortezza; qualcuno con fare davvero eroico osò; e, merito suo, comparve beffardo e danzante il demonio tra noi.
Il demonio aveva allora la forma variopinta di giornaletti porno delle più variegate fogge. 
Ah, il giornaletto porno! Quanta poesia. In un epoca in cui basta un click per poter accedere senza particolari restrizioni a virtuali supermercati di pornografia, il pensiero al giornaletto da nascondere e spiare in segreto rimanda a un mondo innocente e perduto che fa tenerezza. Un po' come le ragazze Cin Cin di Colpo Grosso, con i capezzoli coperti da stelline, o il video di Boys Boys Boys di Sabrina Salerno col costume bagnato. 
Insomma, si iniziò un fitto commercio sottobanco di sensuali figure muliebri da far impallidire anche Al Capone all'epoca del proibizionismo. La fervida creatività che ci caratterizzava portava ad escogitare i più svariati espedienti evasivi, dal mascherare la merce all'interno di vecchi Rocci in posti defilati della libreria personale, al ricavare specifiche nicchie a combinazione negli anfratti dell'edificio; qualcuno più spavaldo si permetteva di nascondere il materiale nel cassetto in camera; certi trovarono rifugio in qualche falsostipite della palestrina, mentre altri che avevano accesso alle aule studio di musica arrivarono a sfruttare le casse armoniche dei pianoforti.
L'oliato meccanismo del contrabbando ad un tratto però si inceppò; colpevole forse una soffiata, o uno dei prefetti (gli assistenti più grandi) dall'occhio più vigile che aveva mangiato la foglia, il movimento venne scoperto. Fu così che le autorità diedero il via ad una maxiretata antiporno di proporzioni epiche.
I prefetti ebbero licenza di perquisire, sequestrare e financo di uccidere. Il materiale scovato veniva prontamente ritirato e (forse) distrutto.
Poi iniziava il terrore. 
Nel silenzioso pomeriggio di studio, un prefetto entrava nelle aule e sostava sulla porta; passava un cospicuo lasso di tempo, durante il quale il suo sguardo vagava sulle teste tremanti piegate sui libri in parvenza di studio; quando giudicava tra sé che aveva infuso abbastanza terrore, pronunciava un cognome. Il malcapitato di turno, dopo aver domato il leggero infarto che lo colpiva, si alzava e veniva condotto nello studio del "Cage", il vicerettore (così soprannominato non perchè assomigliasse a Nicolas Cage, ma perchè aveva la costante espressione di uno seduto sul water). Ricordo lente processioni di condannati con gli occhi vòlti, chi rassegnato, chi terrorizzato, ai compagni che occhieggiavano in muta solidarietà dalle vetrate delle classi. 
Su tutte però, merita particolare menzione la personale tragedia di Max B.
Max B. era un tipo decisamente simpatico e anche un po' fuori di testa; lo soprannominavamo cavallo, sia perché aveva la corsa delicata di un puledro in calore, sia perché, appunto, era matto; da allora, per l'appunto, si dice "matto come un cavallo". Insomma, Max B. fu preso come tutti da quell'anomala scossa ormonale del '93 e fu uno dei più stimati collezionisti degli ambìti giornaletti. Ora, il mondo in quel frangente si divideva in due grandi categorie, gli Osservatori e i Procacciatori. In genere i procacciatori erano ovviamente anche osservatori, ma non necessariamente. C'era anche chi si limitava a procacciare per il gusto di procacciare. Max B. fu però il primo a rientrare una terza categoria, assolutamente più completa e matura, quella di Creatore. Dopo essersi fatto il polso (in tutti i sensi) sul campo, iniziò a imbastire tutto un florilegio di racconti similerotici con la gustosa grammatica del quindicenne ormonico; i racconti venivano redatti su di un quaderno segretissimo a cui lui solo aveva accesso, e che non poteva che chiamarsi "Il diario segreto di Max". Purtroppo l'opera andò perduta proprio in occasione di quella grande retata; l'eredità Maxiana fu raccolta più tardi da Roby L. che tuttavia epurò la sua opera da qualsiasi deriva erotica in senso carnale e vi diede un'impronta più classica, riesumando addirittura l'espediente della donna schermo, giungendo a raffinate punte d'amor cortese.
Qualche fortunato che potè visionare il perduto diario è pronto a giurare che Max B., nel preciso momento in cui veniva depredato della sua opera, fosse sul punto di scrivere il suo Pensiero Ultimo, il sigillo alla sua epica fatica letteraria.
Pare che sull'ultima pagina del Diario, lasciata ahimè in bianco, figurasse l'eloquente titolo: Il Sesso.
Ma null'altro a nessun è dato saper.